Discussione generale
Data: 
Lunedì, 29 Aprile, 2024
Nome: 
Claudio Michele Stefanazzi

A.C. 1665

Grazie, Presidente. Onde evitare di ripetere quanto già detto in questa lunga discussione, la prima veramente esaustiva che facciamo da mesi sul tema, un tema che è stato dibattuto in maniera non approfondita, come avrebbe meritato, mi vorrei soffermare su due passaggi. Il primo riguarda un concetto che è stato espresso più volte dai colleghi della maggioranza, cioè che questa riforma venga incontro finalmente a un'attesa e a un'esigenza del Nord che è stata a lungo tralasciata e trascurata. Questa affermazione nasce dal concetto e dalla presunzione che in questo Paese ci sia una questione settentrionale, cioè che la perdita di competitività del Nord, che è un dato che sfortunatamente l'OCSE certifica in maniera drammatica, peraltro addirittura in maniera più che proporzionale rispetto alla perdita di competitività di molte aree del Mezzogiorno, sia in realtà colpa della zavorra che in questo Paese il Sud rappresenta rispetto al Nord produttivo. Peccato che non si sia ancora aperta in questo Paese una riflessione su quello che è successo come scelte economiche negli ultimi 30 anni nelle grandi regioni del Nord, perché altrimenti qualcuno dovrebbe fare mea culpa e parlo, in particolare, della Lega e dei suoi tanti politici che hanno imperversato nelle regioni del Nord per aver portato la brillante e straordinaria piccola e media impresa lombarda a essere un vagone della locomotiva tedesca e a trovarsi nelle condizioni che ogni volta che la locomotiva tedesca frena chi poi ne subisce le conseguenze maggiori sono proprio le imprese del Nord-Est.

Però, mentre la Lega inseguiva in questo lungo periodo di tempo, dall'insediamento del Governo Meloni, il feticcio dell'autonomia, l'insistenza con la quale i suoi esponenti hanno ribadito l'esigenza di risolvere la questione settentrionale è stato l'alibi perfetto - e questo credo vi dovrà essere portato a merito da parte di Fratelli d'Italia per il resto della legislatura - almeno per varare la più clamorosa riforma in senso centralistico e direi neo-corporativo che sta caratterizzando il Governo Meloni rispetto al Mezzogiorno, perché l'infilata di provvedimenti che avete votato, a partire dalla revisione del PNRR, la ZES, l'FSC e il Fondo perequativo, sono nient'altro che altrettante pietre tombali rispetto al progetto che in questo periodo e in questo lasso di tempo, mentre le imprese del Nord-Est si affannavano a stare dietro alla locomotiva tedesca, hanno garantito a quelle imprese di essere competitive. Il trasferimento tecnologico infra-nazionale, tra Nord e Sud, è stato l'elemento principale che ha mantenuto in piedi l'economia del Nord-Est. Votando queste riforme e consentendo al Governo Meloni, al duplex Fitto-Meloni, di commissariare e di privare il Mezzogiorno di qualunque potestà programmatoria e di spesa state inconsapevolmente assestando un ulteriore colpo al sistema imprenditoriale del Nord-Est.

Questo sistema imprenditoriale già guarda, come è stato detto da chi mi ha preceduto, con grande scetticismo a questa riforma delle piccole patrie, che creerà un sistema economico-autorizzativo assolutamente folle e incomprensibile, che non potrà che finirà per creare problemi di competitività a questo Paese e alle aree di questo Paese. Quindi, in attesa che vi venga concessa - ripeto - la possibilità di discutere seriamente, perché oggi siete consapevoli, come tutti noi, che stiamo semplicemente assecondando un capriccio ma di autonomia non abbiamo nemmeno iniziato a parlare, il Governo Meloni, con Fratelli d'Italia, ha creato una rete clientelare meridionale accentrando a Palazzo Chigi le potestà di programmazione di spesa, in una rigurgito - ripeto: io l'ho detto prima - di neocorporativismo che mi ricorda molto il modello del Ministero delle Corporazioni, quando a palazzo Chigi sedeva un soggetto il cui compito era quello di appianare le divergenze, perché nelle divergenze e nei conflitti c'era inefficienza e inefficacia. Dunque, questo è un aspetto.

L'altro aspetto che ritorna spesso in questa discussione è quello relativo ai LEP. Io vorrei chiarirlo, come è stato fatto da chi mi ha preceduto, però in maniera ancora più chiara: scordatevi che quello che avete fatto abbia a che fare con l'attuazione dei LEP. Vi siete banalmente concessi un po' di tempo per individuare questi LEP e a chi ha detto: perché non l'avete fatto voi ricordo sommessamente che il Ministro Boccia aveva istituito una Commissione per la determinazione dei LEP. Peccato che nel frattempo è successa una cosa così scarsamente rilevante come il COVID e questa cosa ha interrotto quel processo. Voi avete semplicemente determinato i LEP e, come Sabino Cassese ha giustamente detto nell'audizione alla Commissione bicamerale per le questioni regionali, la determinazione dei LEP ha fatto emergere un dato che credo sia incontrovertibile ed è il motivo principale perché questa riforma è destinata ad andare a sbattere, cioè che non ci sono i soldi per riperequare questo Paese - non ci sono! - e, peraltro, non credo che ci sia nemmeno la volontà. Infatti, avevate un'unica occasione per difendere un principio che era quello della fiscalità generale, con cui in questo Paese sono state finanziate, in maniera più che proporzionale, infrastrutture al Nord piuttosto che al Sud, ma l'avete cancellata eliminando il Fondo di perequazione infrastrutturale. Dunque, con quale faccia vi presenterete al Paese e prometterete al Mezzogiorno che troverete le misure e le condizioni per garantire che l'attuazione dell'autonomia non creerà problemi irreversibili e non più recuperabili al Mezzogiorno?

Non siete semplicemente credibili, non avete credibilità, avete sprecato un tempo enorme in una discussione sterile che, però, ha creato sotto il profilo sociale già un enorme iato, un solco, perché io mi chiedo: che cosa succederà a tutti quelli in buona fede che sono al Nord - perché ci sono e mi rendo conto che il problema della perdita di competitività è una questione importante che questo Paese dovrebbe affrontare in maniera seria - nel momento in cui, come spero e come mi auguro, non ci saranno le condizioni per proseguire in questo progetto folle così come l'avete immaginato? Che cosa determinerà in termini di frattura sociale in questo Paese? Perché avete portato il Paese a questo livello di scontro? Soprattutto vi chiedo: perché vi siete avventurati in un progetto che, sotto il profilo storico, è ormai fuori tempo massimo? Se parlate di confini, se parlate di competenze territoriali, se parlate di piccole Patrie a un diciannovenne o a un diciottenne questo non vi comprenderà, perché è nato ed è cresciuto in un contesto storico-sociale completamente diverso, che traguarda l'Europa come obiettivo da perseguire, che traguarda uno spazio che va oltre i confini nazionali e che tutela gli interessi di tutti in una dimensione più ampia. Noi, in questo Paese, alla vigilia delle europee, stiamo perdendo tempo - peraltro soltanto una parte di questo Parlamento, perché lo spettacolo della maggioranza è umiliante; ve lo dico, l'assenza nei banchi della maggioranza è davvero umiliante per voi prima di tutto, è umiliante - a discutere di un progetto antistorico, che è nato vecchio e che fa riferimento a un periodo storico, quello che è stato glorioso e che è stato ricordato della Lega di Umberto Bossi che, ve lo comunico, è passato; è storia, è stato archiviato dalla storia. Quindi, mi auguro davvero che si arrivi, quanto prima, a squadernare i valori e i costi di questo passaggio folle e che sia il paese che le classi produttive ve lo stanno già dicendo. Ve lo dicono i rappresentanti di associazioni di categoria, i sindacati, i costituzionalisti, che state andando a sbattere contro un muro di cemento armato, ma soprattutto state portando il Paese a sbattere contro quel cemento armato.